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Pensieri di donna

Questa tela realizzata un po’ di tempo fa voleva essere un omaggio all’adorabile (e più spesso scoraggiante) mutevolezza del pensiero femminile.

Lo so, anche noi maschi cambiamo spesso idea, ma da uomo non posso che convenire che lo facciamo in maniera meno intrigante e romantica.

Esiste una creatura che possa incarnare una mente cangiante meglio del camaleonte? Direi proprio di no.

E a proposito di camaleonti, stamattina voglio raccontarvi una storia. Si tratta di una leggenda africana tramandata dal popolo degli Chewa del Malawi che narra proprio di questo animale, scovata in un vecchio libro.

‘Molto molto tempo fa, il camaleonte cornuto era l’unica creatura vivente sulla terra. Era felice di passeggiare da un posto all’altro e di cambiare il colore della propria pelle ogni qualvolta si fermava su una foglia o su un fiore. Con il trascorrere del tempo, però, incominciò a sentirsi solo e desiderare un compagno.

Cercò sulle colline, cercò nelle valli, ma non ne trovò. E la sera soleva starsene su un albero da dove lanciava il suo misero canto, nella speranza che qualcuno potesse sentirlo. Un giorno vide una bellissima pianta più alta di tutte le altre. Salì sulla cima dove i frutti erano più deliziosi e ne mangiò finché fu sazio. Quindi si addormentò. Durante la notte si alzò il vento. Poco dopo era una bufera vera e propria. I rami sembravano danzare impazziti. Una violenta folata lo fece cadere sulla roccia sottostante. Gli si aprì il ventre e morì.

Fuori dalla ferita però incominciarono ad emergere tutti gli animali, sia quelli che nuotano sia quelli che volano e quelli che camminano sulla terra, piccoli e grandi. L’ultimo ad uscire fu l’uomo. L’uomo era il più intelligente di tutti gli esseri viventi e volle subito che gli altri gli fossero sottomessi e per far questo decise di dare a ciascuno un nome.

L’uomo quindi organizzò una grande festa cui invitò tutti gli animali. Fece l’appello e ciascuno rispose: “Eccomi”. Ora, tra gli animali, c’era anche un piccolo camaleonte, figlio di quello che era morto. Quando vide che l’uomo s’era presa l’autorità che originariamente spettava ai camaleonti, s’infuriò. Decise di protestare e chiese a tutti di fare silenzio. Nessuno però lo degnò di attenzione. Tentò di alzare la voce, ma fu zittito in malo modo.

Vilipeso come non mai se ne partì e si rifugiò nella foresta, per continuare a vivere solitario come suo padre. E da allora il camaleonte se ne sta tutto solo a cantare tristemente sugli alberi’.

Comments (2)

  1. E beh… hai interpretato alla grande il mutevole pensiero delle donne… non so perché ma mi rispecchio molto in questa tela, specie ultimamente!
    E’ davvero bellissimo… i colori le ombre… tutto! Davvero meraviglioso!
    E grazie mille per la leggenda africana, a me attira tutto ciò che riguarda l’Africa!
    A presto

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